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L’anno vecchio se ne va e mai più ritornerà,
che si possa portar via tutta la nostra malinconia
che cancelli la tristezza e dei giorni bui l’amarezza.
Anno nuovo, avanti, avanti,
ti fan festa tutti quanti,
porta gioia, salute e amore
a tutte le persone che portiamo nel cuore!
Anche quest’anno è giunto al termine, pronto a partire con il suo bagaglio e un biglietto per il passato di cose belle e brutte. Alla fine di ogni anno siamo pronti a fare i conti con tutto quello che abbiamo vissuto. Per tutti noi è un momento di bilanci, ma anche di festeggiamenti. La notte del 31 dicembre si organizzano feste e cene, c'è chi aspetterà il 2022 tra amici, chi lo aspetterà in famiglia e c'è chi purtroppo lo aspetterà da solo.
Il giorno di Capodanno segna l’inizio di un nuovo anno e ci auguriamo sempre che sia migliore dell’anno passato e ricco di speranze.
Io voglio lasciare questo anno vecchio e salutare quello nuovo nel modo che mi è più congeniale: leggere, leggere a grandi e piccini.
Proviamo, come quando eravamo bambini, a farci illuminare la strada dalla magia e dalla meraviglia delle fiabe. Una su tutte: La piccola fiammiferaia.
LA PICCOLA FIAMMIFERAIA IERI E OGGI: COME OGNUNO DI NOI PUÒ ESSERE EDUCATO ALLA VITA
«Era l’ultimo giorno dell’anno: faceva molto freddo e cominciava a nevicare. Una povera bambina camminava per la strada con la testa e i piedi nudi. Quando era uscita di casa, aveva ai piedi le pantofole che, però, non aveva potuto tenere per molto tempo, essendo troppo grandi per lei e già troppo usate dalla madre negli anni precedenti.»
L’immagine che il maestro Andersen ci propone è alquanto drammatica. Una povera fanciulla vaga solitaria nel paese immerso dalla neve e dal gelo, in cerca di fortuna. Trovatasi però da sola, la giovane prova a riscaldare il suo stanco e provato corpo con dei miseri fiammiferi, mentre all’interno delle abitazioni limitrofe la vita continua nell’indifferenza totale. Sì, la vita altrove continua, mentre la fiammiferaia non supererà la notte.
È un’immagine più che attuale quella che esce fuori dal breve racconto. È un’immagine che non può non tornare alla mente nell’epoca in cui l’indifferenza regna sovrana non solo negli usi, ma addirittura nei costumi dell’uomo. Il mondo è circondato da piccole fiammiferaie, giovani fanciulli, ma anche adulti e anziani, che, nell’egocentrismo e nella diffidenza totale, provano a resistere, cercando di scovare con lo sguardo furtivo quel bagliore, quella fiamma che potrebbe rappresentare la loro ancora di salvezza.
«Si accese una luce bizzarra, alla bambina sembrò di vedere una stufa di rame luccicante nella quale bruciavano alcuni ceppi. Avvicinò i suoi piedini al fuoco… ma la fiamma si spense e la stufa scomparve. La bambina accese un secondo fiammifero: questa volta la luce fu così intensa che poté immaginare nella casa vicina una tavola ricoperta da una bianca tovaglia sulla quale erano sistemati piatti deliziosi, decorati graziosamente. Un’oca arrosto le strizzò l’occhio e subito si diresse verso di lei. La bambina le tese le mani… ma la visione scomparve quando si spense il fiammifero. Giunse così la notte.»
E così la notte, così come giunse allora, continua a giungere anche oggi. Ma non è una splendida cornice di stelle cadenti che si osservano davanti alla riva del mare. Stelle e desideri non trovano spazio nella piccola fiammiferaia del nostro mondo, costretta a viaggiare a piedi, o per mare, nel tentativo di sopravvivere il più a lungo possibile. La piccola fiammiferaia del nostro mondo non muore una volta sola. Muore ogni giorno, a largo delle coste, nei campi di concentramento che l’uomo ha ideato e continua solerte ad utilizzare. Muore soprattutto nell’indifferenza totale di tutti noi, nella solitudine, nell’odio razziale, nell’atteggiamento discriminatorio del diverso. Muore ogni giorno la nostra piccola fiammiferaia, nel tentativo disperato di salvarsi.
«”Vieni!” disse la nonna, prendendo la bambina fra le braccia e volarono via insieme nel gran bagliore. Erano così leggere che arrivarono velocemente in Paradiso; là dove non fa freddo e non si soffre la fame! Al mattino del primo giorno dell’anno nuovo, i primi passanti scoprirono il corpicino senza vita della bambina. Pensarono che la piccola avesse voluto riscaldarsi con la debole fiamma dei fiammiferi le cui scatole erano per terra. Non potevano sapere che la nonna era venuta a cercarla per portarla in cielo con lei. Nessuno di loro era degno di conoscere un simile segreto!»
Questa fiaba non ha un lieto fine consolatorio. non dice al bambino e anche all’adulto che tutto finirà bene, per quanti problemi incontrerà nella vita. In questa fiaba l'eroina soffre e muore tra l'indifferenza di tutti che si rammaricheranno solo il giorno dopo, quando sarà ritrovato il suo corpicino.
Le luci sfavillanti degli alberi si fanno da parte per lasciar intravedere la crudeltà di un mondo senza solidarietà, dove l’egoismo e il consumismo regnano sovrani,dove non si allunga la mano verso il prossimo, lasciato a morire al freddo e al gelo.
Troppo spesso sembra siano proprio invisibili, mucchi di pochi stracci abbandonati sui bordi delle strade… i senza casa… Ombre sui muri, a far da sfondo al passeggio affrettato e indifferente dei più…
Non dobbiamo aver paura di raccontare questa fiaba ai bambini pensando che non capirebbero, la dobbiamo condividere, con figli e nipoti, perchè le emozioni che suscita sono profonde, pulite perché è di un’attualità impressionante questo racconto, come la storia che tanto amiamo, maestra di vita.
Imparare a leggere, e a ricordare, può renderci magicamente persone migliori, che combattono contro l’indifferenza e l’egoismo umano.
È la bambina dei fiammiferi, storia del nostro egoismo, che ci rende ciechi a quello che non vogliamo vedere, sordi alle domande che non vogliamo sentire, e fa il mondo un po’ più crudele…
Da questa fiaba deve arrivare un insegnamento: al caldo delle nostre case, circondati dall’affetto dei nostri cari e avvolti dalla prospettiva di giorni di vacanza e pranzi all'insegna dell'abbondanza, cerchiamo di ricordare chi manca anche del necessario.
Come diceva Primo Levi:
Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case,
Voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per un pezzo di pane
Che muore per un si o per un no.
Una fiaba che ci fa riflettere, soprattutto in questo tempo in cui Abbiamo bisogno della luce dei nostri valori, delle nostre tradizioni, una luce capace di illuminare i nostri sogni, le nostre emozioni.
In fondo siamo fortunati! Non dovremmo mai dimenticare quel Bambino che ad ogni Natale nasce per noi, perché ogni anno ritorna ad annunciare la Luce, la Speranza, l’Alba di una nuovo giorno.
L’augurio sincero che il nuovo anno porti a tutti noi gioia, pace e serenità
e apra il nostro cuore all’amore e alla solidarietà!
BUON ANNO 2022